Quali progetti per la Valle Galeria? Quale futuro vogliamo per il nostro territorio?

La Valle Galeria è nuovamente sotto attacco. Da qualche settimana i cittadini hanno appreso la notizia che il sito (ex cava) di Monte Carnevale, subito ribattezzato Malagrotta 2 è stato indicato come nuova discarica di Roma. Non sono bastati 50 anni di convivenza con la discarica più grande d’Europa ossia Malagrotta non ancora bonificata, come non sono bastati tutti gli altri impianti inquinanti che esistono sul territorio. Non scoraggiare il lettore facendo una lista di tutti gli impianti attivi, non attivi o semplicemente elencare quali progetti nefasti sono previsti nella Valle Galeria, sarebbe una missione impossibile. Ricordiamo alcuni progetti in attesa di autorizzazione come quello presentato in Regione da ACEA per un Impianto di selezione e trattamento di materie plastiche derivanti dalla raccolta differenziata con parallelo progetto di campo fotovoltaico presentato al Comune sullo stesso terreno; il paventato utilizzo dell’ex AREA AGIP come sito per un impianto di Compostaggio aerobico o per TMB; la riconversione ad impianto per la produzione di bioetanolo del Gassificatore di Malagrotta; il progetto di Raccordo ferroviario leggero fra Ponte Malnome e Stazione di Ponte Galeria (proponente AMA) per il trasporto di rifiuti, etc. etc.. Tralasciando volutamente tutto il resto della progettualità in corso, dato il quadro già estremamente desolante, ci si chiede il perché di tale discriminazione in un territorio che avrebbe tutte le carte in tavola per essere il fiore all’occhiello della Capitale d’Italia se solo ci fossero progetti di riqualificazione o di rigenerazione.
A tal proposito siamo venuti a conoscenza di un progetto interessantissimo denominato “Urban Landmark” – progetto di rigenerazione urbana per il quartiere Piana del Sole di Roma che è uno dei quartieri della Valle Galeria dove una politica miope, persa in sterili polemiche e con orizzonti temporali legati ad ogni prossima campagna elettorale, non è riuscita negli anni ad approntare quello sviluppo armonico che gli abitanti avrebbero meritato.
Il progetto è di Silvia Cucca, una giovane studentessa che l’ha presentato come Tesi di laurea specialistica in Design dei Sistemi, presso l’istituto Superiore delle Industrie Artistiche di Roma.

Abbiamo chiesto a Silvia:
Ci racconti che cos’è “Urban Landmark” e come è nato il progetto?
Urban Landmark è un progetto di sistema per la rigenerazione del quartiere Piana del Sole.
Innanzitutto voglio spiegare perché si parla di progetto di sistema: per sistema si intende un insieme di elementi che sono in relazione tra loro e costituiscono un tutto organico. Un progetto di tipo urbanistico a qualsiasi scala non può prescindere da questo fattore, lo spazio urbano non può essere trattato come un’isola ma deve essere concepito come un tassello complementare della città.
Piana del Sole geograficamente rappresenta la parte ultima della città, perché nasce sulla linea di confine tra il comune di Fiumicino e quello di Roma, è in un certo senso un territorio residuo generato dallo sviluppo dei due centri urbani.
Piana del Sole è, come altri quartieri della periferia, la realizzazione della città come mezzo discriminante: priva dei servizi essenziali, come scuole e asili, con strade poco sicure, priva di verde pubblico e luoghi dove potersi riunire, è il luogo dei cittadini di serie b che quotidianamente lottano speranzosi che un giorno tutto questo cambierà.
Il progetto nasce proprio per risolvere alcune di queste problematiche.
Urban Landamark è innanzitutto un rimedio alla lacerazione sul territorio di confine tra Fiumicino e Roma, ottenuto attraverso l’inserimento di un nuovo asse viario ciclabile e pedonale che ricalca il tracciato del Collettore Generale delle Acque Alte: in questo modo il confine si trasforma da limite a momento di unione.

Da questo percorso che prende il nome di Ciclovia della Bonifica, nasce un altro microsistema viario che penetra nel quartiere di Piana del Sole composto da due assi perpendicolari che generano una nuova centralità in cui sorgerà la prima piazza di Piana del Sole.
L’intervento intende privilegiare lo spostamento in bicicletta e a piedi, promuovendo le attività per il tempo libero, lo sport e l’avvicinamento alla natura nonché la conoscenza del proprio territorio.

Cosa ti ha spinto ad occuparti del territorio in cui vivi?
Come designer, il mio mestiere è immaginare e vedere le cose per come potrebbero diventare, alla base della progettazione dovrebbe esserci sempre e solo la volontà di migliorare la vita dell’uomo.
Ho sempre avuto interesse verso le relazioni che esistono tra ambiente e persone, dobbiamo essere consapevoli che gli ambienti influiscono sul nostro modo di vivere.
A proposito di questo, mi fa piacere citare il filosofo americano Ralph Waldo Emerson che scrisse “Tratta un uomo per quello che è ed egli rimarrà quello che è. Tratta un uomo per quello che potrebbe essere e lui diventerà ciò che dovrebbe essere.”
Piana del Sole per come la vedo io potrebbe essere il quartiere modello per una vita sostenibile, è già per sua natura una specie di città giardino, ma la mancanza di servizi e le continue minacce di distruzione del territorio, come Malagrotta 2, fa si che la qualità della vita dei residenti precipiti verso una condizione di vero disagio.

Puoi spiegarci come hai organizzato le attività di lavoro e come hanno risposto i cittadini e tutti gli stakeholder coinvolti?
Sono partita con un sondaggio online che ha riscosso un discreto successo, ho avuto l’impressione che i residenti non vedessero l’ora di essere considerati.
Credo in metodi come la progettazione partecipata, perché nessuno sa meglio di un residente quali siano le vere esigenze del territorio.
Il dialogo con i cittadini insieme all’analisi storica e fisica del luogo sono state le fondamenta sul quale è stato disegnato il progetto.

Cosa significa per te “rigenerazione urbana”? Come tradurla in azioni concrete?
Per rigenerazione urbana si intendono quei programmi di recupero urbano volti a riqualificare il patrimonio edilizio esistente senza produrre interventi invasivi e ad alto impatto ambientale. In poche parole, la rigenerazione urbana dovrebbe basarsi sugli ingredienti già presenti sul territorio e valorizzarli.
Per Piana del Sole è stata scelta questa strada proprio per la presenza di elementi unici e interessanti ma purtroppo lasciati a se stessi. Tre sono i fattori cardine del progetto: le opere della bonifica, i terreni protetti dalla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e la buona volontà degli abitanti.
Con il progetto Urban Landmark sarà possibile migliorare la qualità della vita nel quartiere attraverso delle semplici azioni: riportare alla luce i fossi della bonifica e gestire delle parti di Riserva che attualmente non hanno alcuna utilità per la comunità locale, a catalizzare il tutto sarà necessaria la partecipazione dei residenti e delle istituzioni.
Per concludere, vorrei ringraziare il mio relatore di tesi, l’architetto Stefano Salvi per aver creduto in questo progetto, i residenti che hanno partecipato alla ricerca, il Centro Ippico “Il Cavallino Bianco” per aver dato veridicità al progetto e tutti coloro che come il comitato Valle Galeria Libera sostengono Urban Landmark.

Grazie a Silvia Cucca e auguri per il suo percorso! Auspichiamo che progetti come quello di Silvia possano finalmente rappresentare il futuro della Valle Galeria. Queste sono le idee che vogliamo per il nostro territorio, dalla riscossa delle generazioni più giovani partirà il riscatto della nostra comunità. Forza Valle Galeria Libera!

Link al Progetto completo
Approfondimenti: https://www.behance.net/gallery/91088065/urban-landmark